Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/351

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Trudolfo » « fcOVO tPO. Icans , t i Ìiruuva cb1« u iialuuu. 390 LIBRO ’ d’Orleans. CU’ei fosse italiano, noi negano gli >■ stessi Maurini autori della Storia letteraria di Francia, il cui sentimento in questa parte dee certo avere gran forza. Essi confessano che Teodolfo era nato di là dall’Alpi d una famiglia assai nobile fra i Goti..., e che pel suo ingegno e pel suo sapere fu chiamato dall’Italia in Francia da Carlo Magno (t.!41, p. 4^9)• In fatti in una Cronaca antica pubblicata dal du Chesne ciò chiaramente si afferma: Theodulphus.... propter scientiae praerogativam, qui pollebat, a memorato imperatore Carlo Magno ab Italia in Gallias adductus. Il P. Mabillon nondimeno sospetta eli’ ei fosse spagnuolo (Analecta, t. I, p. 42^)j e due argomenti gli sembrano assai forti a provarlo. Il primo si è l’epitafio che ne fu posto al sepolcro, in cui fra gli altri leggesi questo verso: l’rutulit hunc Speria: Gallia sed nutriit. L’altro son due versi dello stesso Teodolfo, in cui egli descrivendo il suo arrivo a Narbona, così dice: Mox sedes, Narbona, tuas, urbemque decoram Tangimus , occurrit qui mihi lacta cobors -, Reliquiae Getici populi , simul Hespera turba Me consanguineo fit duce laeta sibi. L. 1 , carm, 1 , v 137 , ec. E a questi si può aggiugnere l’altro più lungo epitafio pubblicato nella Gallia Christiana (vol. 8, p. in cui similmente egli è introdotto a favellare cosi: Hesperia genitus hac sum tellure sepultus.