Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/403

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34 2 MERO motivo (li dubitare, Paolo così soscrive: Paulus Notarius et diaconus ex jussione Domini nostri Desiderii Serenissimi Regis scripsi: actum Civitate Papia, ec. Or poichè Paolo era certamente in Pavia , ed era notaio. il che allora era impiego più onorevole che non al presente, perchè negherem noi che altri maggiori onori ancora egli poscia ne ricevesse? Erchemperto e l’Anonimo salernitano di lui ragionando dicono che floruit in arte grammatica; colle quali parole non è ben chiaro s’essi voglian intendere solamente che nella gramatica egli era assai erudito, o se ancora ci voglian dire ch’ei n’era maestro, A me sembra difficile che un consigliere e cancelliere di Desiderio volesse o potesse tenere scuola. Nondimeno a questi tempi veggiam cose sì strane e sì capricciose, eli’ io non ardirei di negarlo espressamente. Ma forse ancora ciò deesi intender del tempo in cui Paolo abbracciata avea la vita monastica, come ora vedremo. V. Fin qui la storia di Paolo Diacono non incontra gravi difficoltà; Ma intorno a ciò che a lui avvenisse, dappoichè il regno de’ Longobardi e l’ultimo loro re Desiderio cadde nelle mani di Carlo Magno, non è sì agevole lo stabilir cosa alcuna con sicurezza. Leone Ostiense ci parla di ciò lungamente (l. cit.), e dice prima che dopo la prigionia di Desiderio, e la morte di Arigiso principe di Benevento, Paolo ritirossi a Monte Casino e vi prese l’abito monastico. Quindi dopo aver parlato degli antenati , della patria e de’ secolari impieghi di Paolo, viene a narrare più stesamente ciò che