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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/406

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TERZO 343 ogni parte di favole e di puerili inezie. Noi perciò non possiamo appoggiarci così francamente a’ loro detti, che non ci rimanga alcun dubbio di venir da essi tratti in errore. In fatti abbiamo un altro scrittore coetaneo a Leone, cioè Sigeberto, il quale di tutte queste vicende di Paolo non fa alcun cenno; ma solo dice (de. Script, eccl. c. 80) eli’ egli pel suo saper fu chiamato in Francia da Carlo: Paulus monachus casinensis coenobii natione italus propter scientiam litterarum a Carolo Magno imperatore adscitus, ec. Il qual passo è sembrato all’Oudin che bastasse ad atterrar totalmente f autorità di Leone e degli altri scrittori sopraccitati. Ma a dir vero , se questo sol passo noi avessimo a contrapporre a Leone, a me sembra che questi potrebbe esigere a ragione che a lui più che a Sigeberto si desse fede; perciocchè egli italiano, vissuto nello stesso monastero di Paolo, e ben versato nella storia del monastero medesimo, dovrebbesi credere assai meglio in tai fatti istruito, che non Sigeberto, benchè questi vivesse per qualche tempo in Metz , ove pure per qualche tempo avea soggiornato Paolo. E benchè le circostanze del fatto, qual da Leone si narra, sembrino favolose, potrebbesi credere nondimeno che la sostanza ne fosse vera, e che la cosa avvenisse qual si racconta da Romoaldo salernitano. Potrebbesi dir parimenti che il passo di Sigeberto non contraddice a Leone; che Paolo potè esser condotto in Francia da Carlo Magno dopo 1" espugnazion di Pavia, il che da Leone e dagli altri benchè non si asserisca, pur non si nega; che dopo essersi per più anni colà