Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/409

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348 turno dappoiché uvea abbracciata la vita monastica? E non basta egli ciò a distruggere l’opinione di chi afferma che Paolo non si fè monaco, se non dopo essere stato esiliato da Carlo Magno? VIII. Nè ciò solamente; ma parmi incontrastabile ancora che Paolo era in Francia prima della morte di. Arigiso principe di Benevento, avvenuta l’anno 787, e che perciò prima di essa egli era già monaco. Lo stesso abate le Beuf ce ne ha dato un sicuro argomento, cioè alcuni versi di Pietro da Pisa scritti a nome di Carlo Magno in lode di Paolo colla risposta di Paolo stesso, ch’egli ha dato alla luce (l. cit. p. 404). Io ne riferirò tra poco ciò che spetta al sapere di Paolo: basti per ora 1" addurre ciò che appartiene alla sua venuta in Francia. Carlo comincia dal benedire Iddio che abbia mandato in Francia un uomo sì dotto: Qui te , Paule , poetarum Vatumque doctissimum Linguis variis ad nostram Lampantem provinciam Misit, ut inertes aptes Fecundis seminibus. Quindi dopo aver dette più cose a lode di Paolo , così soggiugne: Haud te latet, quod jubente Christo nostra filia lVlichaèle comitanle / Solers maris spatia Ad tenenda sceptra regni ’fransi tura propei’at. Colle quali parole egli allude, coni’ è evidente, alla sua figlia Rotrude che dovea passare in \