Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/424

Da Wikisource.

TERZO 363 annoiare chi legge col ripetere semplicemente ciò che altri han detto, Io aggiugnerò solo che le tante e sì diverse materie su cui Paolo ha scritto, ci mostrano quanto dotto uomo egli fosse, e ben degno perciò della stima e dell’amore di Carlo Magno. XV. Ci siam finor trattenuti intorno a Paolo Diacono, perchè e ci è sembrato ch’ei non fosse uomo da accennarsi sol di passaggio, e abbiam creduto opportuno il rischiarare, quanto ci fosse possibile, alcuni tratti della sua Vita, ch’erano ancor incerti ed oscuri. Degli altri storici di questi due secoli parleremo assai più brevemente, poichè non vi è cosa per lor riguardo, di cui sia utile il disputar lungamente. Una breve Cronaca delle cose avvenute in Italia dall’anno 568 fin circa l’anno 875 è stata data alla luce prima da Gian Burcardo Menckenio (Script. rer. germ. t. 1), poscia dal Muratori (Antiq. Ital. t. 1, p. /\ i, ec.). L’autore è un cotal prete Andrea, il qual perciò da alcuni è stato confuso con Agnello Andrea prete di Ravenna, di cui già abbiam favellato. Ma il Muratori riflettendo che l’autore di questa Cronaca afferma di aver egli stesso portato il cadavero dell’imperador Lodovico II pel territorio di Bergamo, cioè per quel tratto che giace tra l’Oglio e l’Adda, congettura (Ann. d’Ital. ad an. 875) ch’ei fosse natio di (questa città. La qual congettura più probabile rendesi ancora da una lettera del ch. aliate Serassi accennata dal conte. Mazzucchelli (Scritt. ital. t. 1, par. 2, p. 691). in cui egli dice che da’ monumenti che ancor si conservano nell’archivio del Capitolo