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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/518

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QUARTO 4^7 faceva: Quoniam igitur pluribus ecclesiarum negotiis occupati ad vos ipsi venire non possumus, talem vobis destinare curavimus, quo nimirum post nos major in Romana Ecclesia auctoritas non habetur; Petrum videlicet Damianum ostiensem episcopum; qui nimirum et nos ter est oculus, et apostolicae sedis immobile firmamentum (t. 9 Concil. ed. Harduin. p. 1131, ep. 21). XXIV. Contemporaneo e collega di S. Pier Damiano, se vogliam credere ad alcuni moderni scrittori, nella dignità di cardinale, fu Alberico monaco di Monte Casino. S’egli fosse italiano, non abbiamo argomento ad affermarlo con sicurezza; ma molto meno possono altri provare eli’ ei fosse straniero (V. Mazzucchelli Scritt. ital. t. 1). Della vita da lui condotta non ci ha lasciata contezza alcuna distinta Pietro Diacono che ne ha fatto l’elogio (De Vir. ill. Casin. c. 21). Ei solo ci narra che nel Concilio tenuto in Roma contro di Berengario, non essendo alcuno che avesse coraggio a resistergli, il monaco Alberico , avendo chiesto ed ottenuto T indugio di una settimana, scrisse un libro fondato sull’autorità de’ Padri contro il medesimo Berengario, in cui ne confutò e convinse tutti gli errori. Il Cardinal Baronio crede (Ann. eccl. atlan. an.1059), e forse non senza ragione, che Pietro Diacono abbia qui esagerato di troppo , e che per rilevare il merito di Alberico abbia ingiustamente depresso quello degli altri Padri del sinodo, a cui in fatti intervenne ancor S. Brunone che fu poi vescovo di Segni, e nel confutar Berengario acquistossi egli ancora gran nome. Ei pensa