Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/627

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566 LIBRO Petrum... quia nostro lacte nutritus , ec.; le quali parole ancora sono, come ognun vede, un altro forte argomento a conchiudere che Guido era già stato monaco nella Pomposa. XIII. Da tutto ciò a me par che raccolgasi con qualche evidenza che Guido era stato in addietro monaco nel monastero dalla Pomposa; che il nuovo metodo da lui ivi trovato, e cominciato ad usare nell’insegnare il canto, avea destata contro di lui l’invidia di molti; che lo stesso suo abate Guido lasciatosi trascinar dal torrente avea preso a dargli molestia; ch’egli perciò uscito dal monastero avea preso ad insegnare il canto al clero di alcune chiese, e che singolarmente era stato perciò chiamato da Teodaldo vescovo d’Arezzo, il quale tenne quella sede dall’an 1023 fino al 1037, e a cui è indirizzata la seconda lettera di Guido, colla quale gli offre il suo Micrologo, di cui or ora ragioneremo; che fu poscia chiamato a Roma dal pontefice Giovanni XIX, e che ivi abbattutosi nell’antico suo abate, fu da lui invitato a tornarsene al suo monastero, il che egli avea risoluto di fare, e come in fatti è probabile che facesse. Tutta questa serie di fatti’ si offre, per quanto a me pare , da se medesima a chiunque attentamente considera la lettera sopraccennata. Le ragioni poi, che dagli eruditissimi annalisti si recano a pruova del lor sentimento, a me non sembra che abbiamo quella forza ch’essi vi riconoscono. Guido si chiama uomo alpestre; ma ciò non pruova ch’ei vivesse in un monastero posto fra l’Alpi. Egli era nato in Arezzo che ne è alle falde; e ciò