Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/628

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QUARTO ’ 567 polca bastare perchè ei si chiamasse alpestre, e perchè essendo nato in tal clima provasse dannosi gli estivi ardori romani. L’immagine che di lui vedesi nel refettorio di Fonte Avellana, converrebbe che fosse non poco antica, perchè se ne potesse trarre argomento a provarlo vissuto in quel monastero; ma ciò nè si pruova, nè si asserisce dagli annalisti camaldolesi. Finalmente il trovarsi un Guido nell’eremo camaldolese presso Arezzo a questi tempi medesimi, non dee sembrare agli annalisti medesimi argomento di gran valore, poichè essi stessi riflettono che molti monaci a questi tempi vivevano di tal nome. L’autorità nondimeno di così dotti scrittori è presso me troppo grande, perchè io mi ardisca di tacciare apertamente di falsa l’opinion loro. Io propongo i dubbj che intorno a ciò mi si offrono, e le ragioni per cui l’opposto parere mi pare assai più probabile; ma sarò sempre pronto a cambiar sentimento, quando mi si faccia conoscere di avere errato. XIV. Dopo aver così rischiarato, quanto è stato possile, ciò che appartiene alla vita del nostro Guido, rimane a vedere ciò ch’egli a pro della musica abbia operato, e quai libri abbia scritto su tale argomento. Questi non sono mai stati dati alla luce, come tra poco diremo, e perciò a conoscere ciò eli’ egli ha aggiunto di perfezione a quest’arte, convien osservare ciò che ne dice egli stesso nelle lettere sopraccennate, e ciò che ne dicono gli scrittori a lui più vicini, e ciò che ne raccontano quelli che hanno potuto leggere l’opera stessa di Guido. Egli non ci spiega abbastanza quali