Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/718

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QUARTO G5~ pecretali, di cui a suo luogo ragioneremo; c 5|e a intraprender quest’opera ei non fu indotto da alcun comando o de’ romani pontefici, o d’altri autorevoli personaggi. Ma benchè il Decreto di Graziano non ottenesse pubblica approvazione, fu nondimeno in ogni parte d’Europa accolto con sì gran plauso, che divenne, per così dire, il Codice della ecclesiastica giué jisprudenza j e da ogni parte sorsero interpreti e chiosatori, di alcuni dei quali parleremo noi pure. Per alcuni secoli niuno ebbe ardire di rivocare in dubbio alcuni de’ monumenti che da Graziano erano stati allegati. Ma dappoichè risorse tra noi lo studio della critica, si conobbe presto che molto vi era a correggere e ad emendare. Molti perciò intrapresero tal fatica nel xvi secolo , e celebre è fra le altre la correzione fattane per ordine di Gregorio XIII da teologi e da canonisti dottissimi in Roma. Ma perchè d’allora in poi nuove scoperte moltissime si sono fatte, e si van facendo ognora, nuovi errori ancora si sono scoperti nel Decreto di Graziano; ed altre correzioni perciò si son pubblicate , tra le quali io accennerò solo quella assai pregevole fatta e pubblicata in Torino l’anno 1752 dal dottissimo avvocato Carlo Sebastiano Berardi. Le quali fatiche di tanti eruditi uomini intorno a Graziano sono una chia-’’ rissima pruova del merito dell’opera da lui ideata. Io lascio di trattare di più altre quistioni che alcuni han mosse intorno a quest’opera , cioè se essa fosse prima abbozzata da altri, come ha scritto Alberico monaco (Ap. Leibnit. Access, hist t. 2, p. 328); se essa Tiraboschi, Voi. III. 42