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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/116

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PIUMO «¡5 le sop enti a cui solcasi attingere l’acqua salutare della sagra Scrittura e della teologia, il prega a recarsi egli colà, e a soccorrere al bisogno in cui trovavasi quello studio. Questa lettera conservasi ancora nel monastero suddetto. donde il sopraccennato scrittore l’ha data alla luce. XVI. Dopo la morte di Federigo, avvenuta l’anno 1250, veggiamo improvvisamente aperto un altro studio generale in Salerno da Corrado di lui figliuolo che gli succedette, ma che presto gli tenne dietro, morendo l’anno 1254.Il. p. Martene ha pubblicato l’editto di questo re (Collect. ampliss. t. 2, p. 1208), nel cui principio, senza far motto della Università di Napoli, loda solo generalmente l’impegno dei suoi predecessori per fomentar le scienze in quel regno, da cui dice che non solo i sudditi, ma gli stranieri ancora avean raccolto gran frutto; quindi sog-. ghigne che ha risoluto di riformare lo studio generale nella città di Salerno, cui chiama sede e madre antica di studio; e invita perciò tutti i professori e gli scolari a recarsi a quella città, concedendo loro que’ privilegi di cui, (be’ egli secondo l’erudizione ordinaria di quell’età, fin da’! tempi d’Augusto solean godere negli studi di Napoli e di Salerno. L’erezione, o il ristoramento che voglia dirsi, di questa università, da cui quella di Napoli non potea ricavarne che grave danno , e così contraria al comando di Federigo, il quale fuor di Napoli non voleva altre pubbliche scuole in tutto quel regno, sembra a prima vista difficile a intendersi. Ma esaminando le storie di questi tempi, troviamo