Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/133

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112 LIBRO Capitukim Juit factum in vcc. xs ri. Di fatto nella Cronaca ms. di F. Salimbene parmigiano, scritta in questo secol medesimo, ei fa menzione di alcuni che ivi erano stati istruiti negli studj gramaticali. Così di un certo F. Bartolommeo Guiscolo da Parma dice ch’egli era stato in seculo in Grammatica Rex; e di F. Gherardino da Borgo S. Donnino, di cui diremo più sotto, afferma che in seculo docuit in Grammatica; e di Gherardo da Cassia narra, che fecit librum de dictamine; fuit enim magnus dictator nobilioris styli) e di se stesso per ultimo dice che quando entrò nell’Ordine di S. Francesco l’anno 1238, era già in gramatica eruditus et attritus. Nè sol di gramatica, ma eranvi scuole di legge; e il P. Affò, a cui debbo tutte queste notizie, ha pubblicato un passo della suddetta Cronaca di F. Salimbene, da cui si raccoglie che Obi zzo da Sanvitale, che fu poi vescovo di Parma, avea ivi atteso alla giurisprudenza sotto Giovanni di Donna Rifida (Raccolta Ferrar, di Opusc. t. 15, p. 151); e in un altro passo lo stesso cronista afferma che il pontefice Martino IV aliquando in Parma leges audierat a Domino Uberto de Bobio. Anzi eravi ancora un collegio di giudici e di notai, che secondo l’antica Cronaca di quella città fu l’anno I2i)5 scomunicato dal suddetto vescovo Obizzo (Script. Rer. ital. vol. 9, p. 429). Esso venne poi meno; e solo l’anno 1 \ 12 fu ristabilito dal march. Niccolò d’Este, mentre era signor di Parma. Ed eravi ancora un collegio di medici; perciocchè negli Statuti di esso, che furono riformati l’anno 1440 così si legge: Examinatis