Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/151

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Capo V.

Viaggi.

I. Non v’ha chi non sappia quanto a promuovere e a perfezionare le scienze giovino i viaggi, quando al viaggiar si congiunga una riflession diligente su’ costumi, sulle leggi, sugli studi e sull1 aiti de’ popoli, fra’ quali si passa. Come una città non può esser ricca senza un industrioso commercio, per cui ella faccia sue le ricchezze straniere, così le scienze non posson fiorire felicemente, se i dotti ai loro proprii lumi non aggiungan gli altrui. E benchè ciò si ottenga in gran parte col profittare de’ libri che ci vengono dagli stranieri, il recarsi nondimeno tra essi, e il ricercare minutamente lo stato e l’indole loro, e l’esaminar le ragioni della felice o infelice lor condizione, giova per maravigliosa maniera ad arricchire la mente di pregevoli cognizioni. La geografia, la storia naturale, molte parti ancora della fisica e della matematica , la storia civile ancora e la ecclesiastica, e tutte le belle arti non sarebbon certo fra noi in quella sì bella luce in cui le veggiamo, se fosser loro mancate le osservazioni e le scoperte di dottissimi viaggiatori. In questo libro adunque, in cui si tratta dei mezzi onde fu avvivata e promossa l’italiana letteratura, parmi opportuno il ragionare ancora de’ viaggi che dagl’italiani s’intrapresero. Verrà un tempo in cui vedremo viaggiatori italiani trionfar dell’Oceano, approdare a spiagge non più conosciute,