Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/212

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SECONDO jyi antico scrittore. Il dotto P. Touron dell’Ordine de’ Predicatori lo ha affermato (Vie de S. Thomas, l- 3, c. 3), non so su qual fondamento. Ma gli storici dell’Università di Bologna, raccoglitori per altro sì diligenti di ogni più minuta notizia, non hanno rinvenuto alcun monumento a cui appoggiare tal tradizione, e han dovuto riferirla sulla sola autorità del suddetto P. Touron (De Prof. Bonon. t. 1, pars 2, p. 2). Molto meno ho creduta degna di esame la popolar voce che sulla morte di S. Tommaso corse allora tra alcuni; e che veggiamo accennata da Dante (Purgat, c. 20), e più chiaramente espressa da Giovanni Villani: Andando lui, dic’egli di questo santo (l. 9, c. 217), a Corte di Papa al Concilio a Leone, si dice che per uno Fisiciano di detto Re (Carlo I) per veleno li mise in confetti il fece morire, credendone piacere al Re Carlo, però ch’era del lignaggio de’ Signori d’Aquino suoi rubelli, dubitando che per lo suo senno et virtù non fosse fatto Cardinale; onde fu grande dannaggio alla Chiesa di Dio. A que’ tempi non vedeasi morire alcuno di morte immatura, che non si credesse avvelenato: nè giova il trattenersi a confutare tai voci che altro fondamento non hanno che la popolare credulità. XVn. Molto meno entrerò io a parlare disi inlamenle di tutte le opere da questo grand’uomo composte; poichè in ciò mi converrebbe occupare più fogli, e appena potrei dir cosa che non fosse già stata detta. I suddetti PP. Quetif ed Echard, e più recentemente il dottissimo P. de Rubeis (De Gestis, ec. S. Thomae