Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/221

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300 LIBRO perchè con zelo, secondo lui, eccessivo abbia promosso il culto della Madre di Dio, confessa nondimeno che senza ciò ei dee aver luogo tra’ migliori Scolastici, e che gli si dee gran lode, perchè veggendo, com’egli dice, le sterili paglie e il vil loglio che da ogni parte infettava la teologia, sforzossi di scriver cose più sode e più vantaggiose (Hist. crit. Philos. t. 3, p. 811). XXI. Io ho antiposti ad ogni altro questi due chiarissimi lumi degli Ordini de’ Predicatori e de’ Minori, dell1 università di Parigi, e dell’Italia lor patria; non perchè essi fossero i primi di tempo tra gl’Italiani che in questo secolo salirono in quella università a gran nome, ma perchè essi pel vasto loro sapere, e per le molte e pregevolissime opere da lor composte, divenner fra tutti i più rinomati. Molti altri Italiani però ancora veggiamo in questo secol medesimo , altri prima di essi, altri dopo, occupare le teologiche cattedre in Parigi, ed acquistarsi la stima e gli elogi di quelli tra cui viveano. Il primo tra essi è un cotal Prepositivo lombardo di nascita, che dal monaco Alberico (Chron. ad an. i a 17) vien detto uomo ammirabile, e scrittore di alcuni sermoni e di alcune postille sul Maestro delle Sentenze. Egli fu sollevato alf onorevole dignità di cancelliere della chiesa di Parigi l’anno 1207, e i1 du Boulay (Hist. Univ. Paris, t 3, p. 36) ha pubblicata la formola del giuramento con cui egli, secondo la costituzion fattane dal vescovo Odone, obbligossi per ben della Chiesa e dell’università a risedere in Parigi, finchè fosse nella carica di cancelliere. Le postille che da Alberico gli si