Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/354

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SECONDO 333 a stupirne, perciocchè le varie opere da lui composte, che sono esse pure comenti su alcuni libri d’Ippocrate e di Galeno, delle quali ragiona diligentemente il P. Sarti (pars 1 p. 448), si conservano sol manoscritte in alcune biblioteche. Fu egli non solo scolaro, ma, per quanto sembra, rivale ancor di Taddeo; perciocchè alcuni scolari di questo essendo passati a udire Battolommeo, ne fu tra’ due professori qualche dissapore, come raccogliesi da un monumento pubblicato dal medesimo P. Sarti (pars 2. p. 155). Egli ancora fu adoperato nelle lor malattie da gran personaggi, e fra gli altri dal marchese Aldobrandino d’Este, a cui perciò ebbe in ricompensa 390 lire bolognesi, che, secondo il computo del P. Sarti (pars 1, p. 481) > corrispondono a circa 260 fiorini d’oro. Veggansi presso questo esatto scrittore le più certe notizie appartenenti a Bartolommeo, il quale volle ancora aver parte ne’ pubblici affari; e insinuatosi nella grazia di Arrigo VII, e perciò esiliato da’ Bolognesi nimici di questo imperadore, fu da lui dichiarato suo primo medico. E se Arrigo ne avesse seguito i consigli, avrebbe forse avuta più lunga vita; perciocchè essendo egli in Pisa, e volendo marciar coll’esercito in tempo di somma state, Bartolommeo avvertillo che non si esponesse con ciò a un grave pericol di vita, che gli soprastava. Ma Arrigo, avendo pur voluto mettersi in viaggio, frappoco se ne morì. Della qual sua predizione fece poscia Bartolommeo rogare un atto autentico per ismentire la calunniosa voce che allora si sparse, e che anche al presente si va francamente ripetendo da