Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/416

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SECONDO 395 della saggia condotta ch’egli vi tenne, e delle molte cose che a vantaggio di quella repubblica operò, e rammenta fra le altre il correggere e ordinare ch’ei fece, per pubblica deputazione - gh Statuti della Repubblica. Il qual racconto di scrittor genovese e contemporaneo basta a smentire ciò che altri han raccontato, cioè eli1 egli avendo fatto sospendere per la gola un de’ piu ragguardevoli cittadini, fosse perciò spogliato della sua dignità; racconto troppo facilmente adottato dal Panciroli, che in altri punti ancora non è stato troppo esatto nel ragionare di Jacopo, come il P. Sarti dimostra. Tornato a Bologna, tornò probabilmente Jacopo alla sua scuola, e la tenne fino all’anno i?.35 in cui morì. La lettera da noi poc’anzi accennata scritta da Pier delle Vigne nella morte di Jacopo a tutti i giureconsulti, ci scuopre in quale stima egli fosse, poichè egli il chiama uomo unico e singolare al mondo, in cui le leggi insieme e l’eloquenza ed il senno avean posta lor sede; e dice che tutta la Lombardia priva del suo sole, anzi la maggior parte degli uomini, piangeva amaramente la morte di un sì grande giureconsulto. Questa lettera è stata per errore inserita ancora tra quelle di Pietro di Blois (ep. 176) morto molti anni prima; il che abbiamo altrove avvertito esser seguito di altre lettere ancora che a lui sono state falsamente attribuite. XVIII. Due Alberti troviamo professori di legge in Bologna presso al tempo medesimo, uno parmigiano di patria , soprannomato Galeotto, a cui il du Boulay, senza recarne alcun