Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/437

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416 LIBRO donna sì valorosa grandi cose racconta lo storico Ghirardacci (Stor. di Bol. l. 6, p. 158, ec.). Il P. Sarti le accenna egli pure (pars I, p. 154), ma con un semplice ferunt. E certo se non v’ha a provarla altra autorità che quella del Calendario sopraccennato, come altra in fatti non havvenne, basti il riflettere che esso è sembrato sì poco antico, e perciò sì poco opportuno a far pruova al P. Sarti medesimo, che non ne ha fatto alcun uso;, e che i Bolognesi sanno troppo bene ch’esso è una solenne impostura. L’università di Bologna troppo abbonda di vere e indubitate lodi, perchè debba curarsi delle false e dubbiose.

XXVII. Benché il fiore dell’italiana giurisprudenza si riunisse comunemente in Bologna, altre città ancor nondimeno non furon prive di valorosi giureconsulti. Già abbiam veduto che molti tra que’ medesimi che tennero scuola in Bologna, passarono pel medesimo fine ad altre città. Ma altri ancora vi furono che benchè non appartenessero a quella università, ottennero nondimeno negli studi legali gran fama. Tra quelli che illustrarono col loro nome l’università di Padova, il più antico che dal Facciolati si annoveri, è Antonio Lio, di cui dice (Fasti Gymn. patav. pars I, p. 8) che innanzi alla fondazione della stessa università tenne ivi scuola di leggi. In fatti il Panciroli rapporta un’iscrizione (De cl. Log. Interpr. l. 2, c. 27) a lui posta nella chiesa di S. Stefano in Padova, che ha così: Jurisprudentium vertici Antonio Lyo Patavinorum virorum opt. obiit anno Sal. MCCVIII. Questa iscrizione, se è veramente