Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/623

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6o2 libro 10 ho preso a scriverla , assai poco monta che un sonetto, o una canzone di un tal poeta esista in tal libro, o in tale biblioteca. Ciò che ne abbiam detto finora, basta a mostrarci con qual fervore in ogni parte d’Italia si coltivasse la poesia italiana, appena ella fu nata. Solo a formare un quadro, per così dire, delle numerose schiere di poeti italiani che in questo secolo vissero, io ne unirò qui alcuni altri, secondo le diverse province ond’essi eran natii , perchè sempre più chiaramente si vegga quanto ogni parte d’Italia ne fosse piena. Nel che fare noi ci varremo singolarmente del Crescimbeni, il quale, in ciò che è storia, è più diligente e più esatto del Quadrio, aggiugnendo però, ove ci venga fatto, qualche altra notizia a quelle eli’ egli ci ha date. XVIII. La Sicilia, che con ragione si arroga il vanto di poterci additare i più antichi poeti italiani, de’ quali ci sien rimaste le poesie, molti altri ancora ne offre che seguirono le loro tracce. Tali furono Ranieri e Ruggieri o Ruggierone, amendue da Palermo, nominati tra’ più antichi poeti da Vincenzo Auria (Sicil. inventrice p. 31), e dopo lui dal Crescimbeni (Comment. t. 2, p. 13 , 14) che gli dice vissuti a tempi di Federigo II imperadore. Vero è nondimeno che l’unico argomento a provare la loro età è il loro stile; e questa non è sempre pruova sì certa che non soggiaccia ad errore: perciocchè veggiamo alcuni poeti del secolo xiv e del xv avere uno stile sì incolto e sì rozzo, che tu li crederesti i più antichi poeti che avesse avuti l’Italia; il che pure vuol