Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/668

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TERZO 647 vissero di questi tempi. Ed uno ne ha questa biblioteca Estense, che anche più chiaramente il dimostra. Esso non ha nome d1 autore, e solo vedesi al principio una nota che sembra di man più recente, in cui si dice ch’essi son traili dall1 antico medico Oribasio, errore, come osserva il P. Paciaudi, comune ad altri codici. Al fine poi leggesi questo epigramma: Verbo. A udoris. Hoc quicumque legis vicium quodcumque repertum Corrige: correctum, crede , placebit opus. Suscipe sol mundi tibi quem presento libellum. De tribus ad Dominum tertius iste venit. Primus habet patrios civili Marte triumplios *, Mira Frederici gesta secundus habet: Tam loca quam vires quam nomina pene sepulta Tertius abhocys (l. euboicis) iste reformat aquis. Caesaris ad laudem tres scripsimus ecce libellos: Firmius est verbum quod stat in ore trium. Si placet annales veterum lege Cesar avorum: Pauper in angusto nemo Poeta fuit. Euboici vatis Cesar reminiscere vestri. Ut possint (l. possit) nati scribere facta tui. Questi è un solo autor che ragiona, e parrebbe perciò che a un solo si dovessero attribuire tutti i mentovati epigrammi; e io confesso che seguirei volentieri questa opinione, se l’autorità d’altri codici non mi rendesse dubbioso. Ma o sia uno, o sien più gli autori di tali poesie , è certo che molte almeno di esse son dell’autore di quest’ultimo epigramma. Or questo crederem noi che sia di Alcadino, ovver di Eustazio? Se Eustazio visse a’ tempi di Carlo II, sembra difficile ch’ei possa avere scritto questo epigramma e le altre poesie in esso