Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/107

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dalla ruggine ond’era guasta; i monumenti antichi cominciati a disotterrarsi, a esaminarsi, a conoscersi; le pubbliche scuole divenute assai più frequenti, e gli egregi professori da ogni parte ae’esse chiamati; tutto ciò, dico, ci mostra che la munificenza de’ principi nel fomentare gli studi non fu inutile. Che se ciò non ostante le scienze e le arti furono ancor lungi da quella luce a cui ora le veggiamo condotte, ciò vuolsi attribuire parte alle pubbliche e alle private calamità che non permisero ai principi il fare quanto a pro delle lettere essi avrebbon voluto, ei’impediron quel frutto tanto maggiore che in più tranquilli tempi se ne sarebbe raccolto; parte alla difficoltà che sempre s’incontra grandissima nel dissipare le tenebre, i pregiudizii e gli errori che per più secoli hanno ingombrato il mondo; e parte per ultimo alla scarsezza de’ mezzi che a ciò eran richiesti; perciocchè e pochi erano ancora i libri de’ buoni autori, e rare ne eran le copie, e di gran denaro faceva d’uopo a procacciarsele, e pochi perciò eran coloro che potessero seriamente applicarsi agli studi, e coltivarli con quel felice successo che ora tanto più agevolmente si ottiene.

Capo III.

Università ea’altre pubbliche scuole.

I. Quel comun desiderio di dissipare l’universale ignoranza che molte città d’Italia avea nello scorso secolo determinate aa’aprire