Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/115

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^8 LIBRO „ ,v- IV. Il Consiglio di Bologna non tardò punto Ritornano a. ° ° ,rr Bologna; «n;. a conoscere le ree conseguenze che da tal tatto a><nuovr’i- ^ poteano temere, e si adoperò prontamente «ude. a calmare gli animi irritati degli scolari. Quindi non solo fu il podestà obbligato a chieder perdono alla università dell1 insulto fattole col dannare a morte un suo scolaro, ma più altri amplissimi privilegi si concederono singolarmente a’ forestieri che per motivo di studio fossero in Bologna. Essi si posson vedere nello stromento autentico perciò formato e pubblicato dal Ghirardacci (l. cit p. 6, ec.). E perchè ciò non ostante molti de’ professori che aveano abbandonata Bologna, non pareano solleciti di ritornarvi, e il numero degli scolari ancora veniva scemando, si progettò lo stesso anno di chiamar da Perugia, ove teneva scuola di legge, Jacopo Belviso uno de’ più celebri professori che allor vivessero, e se ne formò un decreto a lui sommamente onorevole, che dal Ghirardacci medesimo è stato dato alla luce (ib.p. 10). Alcuni dei professori fuggiti altrove erano bolognesi, e stretti si erano con giuramento di non abbandonar mai la lor patria. Quindi contro di essi si procedette con più rigore, e si fe’ legge che, se dentro otto giorni non fosser tornati, se ne confiscassero i beni, se ne atterrasser le case, e colle obbrobriose divise di traditori ne fosser pubblicamente esposte le immagini (ib. p. 11). In tal maniera procuravano i Bolognesi di riparare il danno dalle ultime rivoluzioni recato al loro Studio, e d1 impedire singolarmente che quel di Siena non facesse troppo felici progressi. Ad essi si aggiunse il