Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/177

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Capo IV.

Biblioteche e scoprimento di libri amichi.

I. Benchè fino da’ secoli precedenti avessero . ricominciato alcuni a raccoglier libri e a formare S biblioteche, esse però erano assai scarse di libri, ■ e questi per lo più riducevansi aa’alcune opere de’ SS. Padri e degli antichi e de’ recenti teologi, a’ libri dell’uno e dell’altro Diritto, e a que’ di medicina, di astrologia, di filosofia; e di questi ancora aveasi grande scarsezza. A questo secolo propriamente dovette l’Italia, e per lei tutta l’Europa, quella lodevole avidità con cui si presero a ricercare gli angoli più abbandonati e più polverosi delle case private e de’ monasteri per rinvenirvi le opere di quegli autori de’ quali o non era rimasto che il puro nome nella memoria de’ posteri, o delle molte opere da lor composte, poche eran quelle che fosser note. In questo capo ancora ci darà ampia materia di ragionare il Petrarca, di cui non v’ebbe a que’ tempi il più sollecito in cotali ricerche, e che si può considerare a ragione come il primo fra que’ tanti Italiani che collo scoprimento de’ libri antichi giovarono sì grandemente alle scienze e alle arti. Io mi lusingo che niuno fra gli stranieri vorrà in ciò contendere pel primato cogl’italiani; e quando pure il volesse, i monumenti che dalla istancabile diligenza de’ nostri maggiori dovrò di mano in