Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/191

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154 LIBRO usar que’ di lino; e che questo ritrovamento deesi alla città di Trevi gi, e a Pace da Fabiano. pv. V. Ma ciò che torna a maggior gloria di queJcl Pctraira sto secolo stesso, si è lo scoprimento di molti antichi scrittori, le cui opere eran come smar■nUciù idi - ^te per dimenticanza in cui si giaceano, fino a credersi ch’esse più non esistessero in alcun luogo. Il Petrarca, come ho poc’anzi accennato , si può dire a ragione che fosse il primo che gittandosi tra le tenebre, onde ogni cosa era miseramente ingombrata, cercasse di richiamare a nuova vita quegli uomini illustri dell1 antichità, senza la scorta de’ quali appena poteasi sperare di dissiparle. Egli confessa (Famil. l. 3, ep. 18) ch’era questa tra le sue passioni quella che non avea ancor potuto 7 anzi che non avea pur cercato di superare, perciocchè lusingavasi ch’ella non fosse tale di cui vergognarsi; dice che per lo più un autore gli dava notizia di un altro , e che nel cercare di questo, più altri gli si faceano innanzi , e avvivavano vie maggiormente l’insaziabile sua curiosità; prega caldamente che si usino diligenze a trovar nuovi libri, che si cerchino singolarmente in Toscana, che si esaminino gli archivi de’ religiosi; e aggiugne che somiglianti preghiere avea egli fatte ad altri suoi amici nella Brettagna, nelle Gallie e nella Spagna. Ed in altra lettera, non mi maraviglio, dice (Senil. l. 3, ep. 9), che non sieno ivi i libri che noi cerchiamo. Io stesso nel pregarti di tal ricerca non mi lusingava, ma pur voleva tentare , se mai, come tal volta accade,