Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/192

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PRIMO 155 il successo fosse maggiore della speranza. Benchè spesso mi sia riuscito inutile V indagare eia io vo facendo de’ libri, pure non so cessarne; sì dolce è lo sperare ciò che si brama. Noi avremo ciò che potremo, e non lascerem di cercare per vil codardia. Aspetteremo gli altri pazientemente, e frattanto sarem paghi di quelli che la sorte ci offrirà, e raffreneremo C impazienza di leggere, e l’avidità di imparare colla memoria della nostra condizione mortale. VI. La prima ricerca di tal natura, a cui il Petrarca si volse, fu quella della Storia di Livio. Tre sole decadi allor ve ne avea, com’egli stesso afferma (Rer. memor: l. 1 , c. 2) 5 la prima, la terza e la quarta 5 ed egli, ad istanza singolarmente del re Roberto, non perdonò a diligenza per rinvenirne almen la seconda. Ma ogni sforzo fu inutile, come egli si duole; anzi, innasprito forse dal suo stesso dolore, per poco non proruppe in un vaticinio funesto, che per buona sorte non veggiam avverato, dicendo ch’ei temeva assai che fra poco e le Storie di Livio e le Poesie di Virgilio per negligenza degli uomini si perdessero interamente. Poco felici furono parimente le diligenze da lui usate per ritrovar le opere di Varrone. L’entusiasmo onde il Petrarca era compreso per gli antichi Romani, e singolarmente per gli uomini dotti, movealo talvolta a scrivere loro sue lettere, come se in tal modo più famigliarmente godesse della loro conversazione. Or fra esse una ne abbiamo a Varrone (Ad Viros ill. ep. 5), in cui si lamenta che tanti e sì dotti libri’ da lui composti per colpa degli uomini sieno periti, vi. Diversi successi «Ielle dili|-rnti’ Ja lui peteio usale*