Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/225

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i88 libro quella del Bollando, il B. Odorico giugne a Trabisonda, ed ecco il primo oggetto di maraviglia che gli si offre a vedere: Eravi un uomo qual menava seco più di quattro mila pernici; ed esso camminava a piedi per terra, e quelle lo seguivano volando per 1 aere, e se ne andavano ad un certo Castello chiamato Zanga lontano da Trabisonda tre giornate Queste pernici erano di tal sorte, che volendo il dito uomo riposarsi, tutte a guisa di polli attorno a lui si acconciavano, e così le conduceva fino in Trabisonda al palazzo dell’Imperatore, ove egli eleggeva quante ad esso piacevano, e V altre di nuovo menava al loco, di dove prima V aveva tolte. Chi può tenere le risa a tal racconto i Ma veggiamo come diverso e quanto meno inverisimile sia nella seconda relazione: Vidi un uomo barbuto e di feroce aspetto, che menava con lui circa due mila perdici a quella guisa 7 che menano i pastori loro armenti; quali perdici volando ed andando via le menò a donare all’Imperatore di Costantinopoli, il quale ne tolse quanto a lui parve, e t altre le lasciò andar via. Poco appresso nella prima relazion si racconta che passando presso il monte, su cui dicevasi che era l’arca di Noè, egli avrebbe voluto salirne alla cima; ma ne fu distolto dai compagni, dicendo che niuno avea giammai potuto salirvi, e ciò solo per volere di Dio, il che pur dicesi nell1 originale. Al contrario nella seconda relazion del Ramusio si dice che pochi avean potuto arrivarvi, e ciò sì perla santità del monte, sì anche per la gran copia di nevi ond’esso è coperto. Nell1 originale nella