Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/322

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SECONDO 285 essere scritta a quel dottissimo religioso. Io ti prego per ultimo, gli die’ egli (Op. t. 2, p. 812) , che quando abbi ottenuto ciò che desideri, il che io spero che sarà quanto prima, ti piaccia rivolgerti^ raccogliendone quinci e quindi le bestemmie, contro quel rabbioso cane di Averroe, il quale, trasportato da pazzo furore , abbaia continuamente contro Cristo e contro alla cattolica Religione, il che, come ben sai, io avea già cominciato, ma le mie sempre grandi ed ora sempre più gravi occupazioni, e la mancanza di tempo non meno che di sapere, me ne hanno distolto. Tu dunque con tutte le forze del tuo ingegno accingiti a questa impresa, che da tanti grand1 uomini e stata finora indegnamente trascurata. Non ci è però rimasta memoria alcuna da cui raccolgasi che il Marsigli secondasse in ciò il desiderio e le preghiere del Petrarca. VI. Benchè le inutili speculazioni e i perni- vr. , • i ni 1 » L’astrolociosi errori dell arabo Averroe avessero, come già siud«msi è detto, ingombrata sì gran parte d’Italia, 7JJÌ2 non fu però questa la parte della filosofia che *^nrrr ,naS“ venisse in questo secolo più illustrata colle fatiche e co’ libri degli uomini dotti. Bastava ai seguaci di quelle opinioni dichiararsi Averroisti, e seguire praticamente le massime o da lui insegnate, o per conseguenza dedotte da’ suoi principj; nè si curavano molto di tramandarle a’ posteri co’ loro scritti, anche perchè esse eran tali cui poteva essere pericoloso l’insegnare e il difendere pubblicamente. L1 astronomia e, quella che in questi tempi ne era