Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/343

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3o6 LIBRO E parmi più verisimile che Cecco così scrivesse all’occasione delle molestie e delle accuse ch’ebbe in Bologna. Egli vi fu accusato all’Inquisizione l’anno 1324, e ne abbiamo un certissimo testimonio nella sentenza medesima contro di lui proferita dall’inquisitore Lamberto domenicano, che è stala pubblicata dal dottor Lami (CatBibl. riccard. p. 235). Ma che in tali accuse avesse allor parte Dino del Garbo, non mi si può persuadere; perciocchè questi, come abbiamo già accennato (l. 1, c. 3), e direm di nuovo nel capo seguente, era partito da Bologna almen fin dall’anno 1313, ne più vi fece ritorno. Tommaso del Garbo non era fratello, come dicono il P. Appiani e il co. Mazzucchelli, ma figliuolo di Dino, e da ciò che diremo ragionando di lui, potremo raccogliere che difficilmente ei potè in tal affare avere alcuna parte. Che poi l’inquisitore, come affermano i due suddetti scrittori, si appagasse di una dichiarazione di Cecco, si mostra falso dalla sentenza medesima in cui si annoverano alcune salutari penitenze che da Lamberto imposte furono a Cecco, e quelle fra le altre di disfarsi di tutti i libri d’astrologia e di non insegnar più questa scienza. Ecco le parole della sentenza: Rev. P. Frater Lambertus de Cingulo Ord. Praed. Inquisitor haereticac pravi tati s Bononiae anno i J24 die XVI Decembris Magistrum Cechum filium quondam Magistri Simonis Stabilis de Esculo sententiavit, male et inordinate locutum fuisse de Fide Catholica, et propterea eidem poenitentiam imposuit, ut inde ad XV dies proximos suorum veram et