Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/352

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SECONDO 3I5 fa conoscere in quale stima fosse tenuto Cecco ancor dal Petrarca, il quale per altro era ben lungi dal credere agli astrologi, come più sotto vedremo; ed è probabile ch’ei conoscesse Cecco in Bologna, ove l’anno 1322 egli recossi per apprendervi il diritto civile. Di un altro sonetto di Cecco, e di qualche sua opera che è rimasta manoscritta, veggasi il più volte citato co. Mazzucchelli. XIX. Parlando, nel precedente libro, de’ viag- (li giatori, abbiamo accennati i lunghi viaggi in AudaW.ui questo secolo intrapresi da Andalone del Nero, genovese di patria. Più distinta menzione dobbiam qui farne , poichè ei fu uno di quelli che con più ardor coltivarono l’astronomia, e quindi ancora , come era ordinario costume di questi tempi, l’astrologia giudiciaria. Il Boccaccio lo nomina assai sovente nella sua opera della Genealogia degl’ lddii, e per lo più gli dà il nome di suo venerabil maestro. Poscia, verso la fine dell’opera stessa (l. 15), più ampiamente si stende in lodarlo; e l’elogio ch’egli ne fa , merita di essere qui riferito, tradotto nella volgar nostra lingua: Io ho spesso citato, die’ egli « il nobile e venerabil vecchio Andalone del Nero, genovese., mio venerabil maestro, di cui ben ti è nota, o ottimo re, la prudenza, la gravità de’ costumi e la cognizione eli egli avea delle altri sonetti diconsi esistere nel medesimo codice. Di fatto ne’ seguenti versi di quel sonetto. il poeta loda il saper astrologico di Cecco d’Ascoli; e il Petrarca troppo era nimico delle astrologiche imposture, perchè possa credersi au’ore di un tale elogio.