Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/514

Da Wikisource.

■ SECONDO 477 commensale di Cesare, il privilegio di usare dell1 armi gentilizie de’ re di Boemia, e più altre distinzioni che si posson vedere espresse nel diploma medesimo in data de’ 19 di maggio, pubblicato dal Lancellotto, e accennate anche dal co. Mazzucchelli, il quale riflette che il medesimo Bartolo ha fatta menzione nelle sue opere di questi onori dall’imperador ricevuti. L’ab. de Sade pensa ch’essi fosser mercede della Bolla d’oro che da Carlo fu pubblicata l’anno seguente, e che quest’autor congettura che fosse concertata in Pisa, e distesa da Bartolo (Mém. pour la vie de Petr. t. 3, p. 400). La cosa non è improbabile, ma non so se sia provata abbastanza. In tal modo onorato da Cesare, ritornò Bartolo a Perugia, ove sembra che passasse gli altri pochi anni che sopravvisse. Il Papadopoli (Hist. Gymn. pat t. 1, p. 199) e il Facciolati (Fasti Gymn. pat. pars 1, p. 38) ci dicono che per alcuni anni ei tenne ancora scuola in Padova. Questi due scrittori citano continuamente gli Atti di quella loro università5 ma appena è mai che ne rechino i monumenti quali vi si conservano; e non possiam perciò a meno di non aver qualche dubbio che altri Atti essi non abbiano consultato, che gli scrittori padovani, troppo moderni, perchè la loro autorità equivalga a quella de’ monumenti. Ma il Diplovataccio, clic è il più antico scrittore della Vita di Bartolo, non fa menzione alcuna di Padova. Non è ancora ben certo in qual anno ei morisse, e discordano in ciò non poco gli autori. Ma finchè non producasi monumento certo in contrario, dee a tutti autiporsi il t