Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/526

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SECONDO 489 tenebre, fra le quali siam ora costretti a ravvolgerci? Ma ritorniamo a Baldo, di cui quanto è più illustre il nome, tanto più incerta è la serie delle azioni. Ch’ei fosse chiamato da Giangaleazzo Visconti all’università di Pavia, è indubitabile; e sembra che ciò accadesse verso il 1391. Ei certamente par che vi fosse nel 1395, poichè nel titolo di un suo comento sul v e vii libro del Codice, stampato in Milano l’anno 1476, si legge: compilata in felici studio Papiae MCCCLXXXXV (Sax. Hist. Tipogr. mediol. p. 564). Ivi egli ebbe a suoi competitori e colleghi Filippo Cassoli e Cristoforo Castiglioni; e alcuni posteriori scrittori citati dal Panciroli e dal conte Mazzucchelli ci narrano cose grandi dell’emulazione che tra essi ardeva nel procacciarsi maggior numero di scolari, e nello sfidarsi a vicenda a chi desse più belle pruove d’ingegno. Io lascio che cotali aneddoti si leggano, da chi ne è avido, presso i detti autori , anche perchè è probabile che alcuni di essi non sien fondati che su qualche popolar tradizione. Essi ancora rapportano e alcuni ingegnosi motti che attribuiscon a Baldo, e le testimonianze di stima ch’egli ebbe da quella università, e dal duca Giangaleazzo, e dal pontefice Urbano VI, di cui si dice che gli desse la signoria d’un castello e d’alcuni beni per T allegazione da esso fatta in suo favore contro l’antipapa Clemente; e più altre cose appartenenti alla vita, al carattere, agli studj, alle ricchezze di Baldo; intorno alle quali è inutile ch’io mi trattenga a ripetere ciò eh’essi haii