Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/528

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SECONDO 49* ili meglio, e per l’altra non v’ha chi non sappia quanto facilmente la negligenza de’ copiatori intruda ne’ codici gravissimi falli , singolarmente ne’ numeri. Quindi a me pare che, finchè altro argomento non si produca in contrario, l’autorità del codice mentovato debba cedere a quella dell’iscrizione. Io non aggiugnerò nulla, intorno alle opere di Baldo, a ciò che con somma esattezza ne ha scritto il co. Mazzucchelli; ma conchiuderò riflettendo che se esse non ci sembrano ora corrispondenti al gran nome di Baldo, se ne vogliono incolpare, come più volte ho detto, gl’infelici tempi a cui visse, e il difetto di tanti mezzi a meglio illustrare la giurisprudenza, de’ quali ora siamo doviziosamente forniti. XXX. Baldo ebbe due fratelli, uno de’ quali ***; p detto Angelo degli Ubaldi, che se non andò-Pinro”,ii i..» gli del pari in sapere e in fama, il seguì non-frjlclh* dimeno non molto da lungi. Il Panciroli (c. 71), da alcuni passi dell’opere legali da lui composte, raccoglie ch’egli ebbe i maestri medesimi che ’l suo fratello; che in età di 24 anni, avendo già ricevuta la laurea, cominciò a tenere scuola in Perugia sua patria; che di là passò a Roma a’ tempi di Urbano VI, il quale gli diede non ordinarie pruove di stima; che da Roma passò poscia a Firenze; e quindi l’anno 1386 a Padova. Ma se nell’indicare quest’anno non è corso errore di stampa, il Panciroli a questo luogo si contraddice; perciocchè, dopo aver detto che Angelo recossi a Padova l’anno 1386, soggiugne che ivi tenne scuola per circa 17 anni, e che tornato poscia a Firenze, vi morì nello stesso