Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/134

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638 unno nondimeno costretto ad accettare l’incarico; e venuto innanzi ad Arrigo, gli tenne quella non elegante ma eloquente orazione ch’egli ha inserita nella sua Storia (l 3, rubr. 6). Fu dunque accordata la pace a’ Padovani co’ patti prima proposti e spiegati ne’ due diplomi di Arrigo, che si leggono presso lo stesso Mussato. Il quale tornato cogli altri ambasciai lori a Padova, vi furono ricevuti come salvatori della patria, e a comuni voti fu approvato ciò che essi avevano operato. Un’altra volta in quest’anno medesimo ei venne innanzi ad Arrigo, condotto da Aimone vescovo di Ginevra, per assicurar Cesare della fedeltà de’ Padovani (l. 4> rubr. 4); e finalmente di nuovo gli fu inviato da’ suoi concittadini, mentre Arrigo era in Genova, per ottenere alcuni provvedimenti in certe discordie che avevano co’ Vicentini, e dopo avere aspettato oltre a tre mesi, ne riportò finalmente a Padova il bramato diploma segnato a’ 27 di gennajo del 1312, e da lui medesimo pubblicato nella sua Storia (l.5, rubr. 10). XXVII. Ma al suo ritorno ei trovò le cose in aspetto diverso assai, che non avrebbe creduto. La nuova sparsa che Can Grande, odiatissimo da’ Padovani, era stato eletto vicario imperial di Vicenza, città in addietro loro sospetta , e la voce che allor correa che la medesima dignità ei dovesse avere in Padova, in Trevigi e in Feltre , irritò per tal modo gli animi de’ Padovani, che, radunato il senato, Rolando da Piazzola , già da noi mentovato, perorò con gran forza per indurli a ribellarsi apertamente ad Arrigo. Il Mussato al contrario