Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/155

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SECONDO 65o diffusa ci avesse lasciato; perciocchè egli ha nel suo scrivere una forza e una precisione non ordinaria , e, ciò che è più da ammirare, un’eleganza di stile affatto insolita a questi tempi. Il Muratori, che due edizioni ce ne ha date (Anecd. lat. t. 2 , p. 35; Script, Rer. ital. vol. 9, p. 1223), ha provato ch’ei vivea ancora l’an 1330. Ma l’Argelati, citandone in pruova alcune carte di questi tempi, dimostra (l. cit p. 4!°) che visse almeno fino al 1337. Fra gli scrittori milanesi si può a ragione annoverare ancor Pietro Azario, di cui abbiamo una Cronaca intitolata de Gestis Principum Vicecomitum, dal 1250 fino al 1362, pubblicata già dal Burmanno (Thes. Antiq. Ital. t. 9, pars 6), poscia di nuovo dal Muratori (Script. Rer. ital. vol. 16, p. 293). Egli era novarese di patria, come ei narra nell’esordio della sua Cronaca, e si era prefisso di scrivere singolarmente le cose in Novara accadute. Ma benchè intorno ad esse si stenda talvolta ampiamente , nondimeno il principale argomento della sua storia sono le imprese de’ Visconti. Egli è ben lungi dall’eleganza di Giovanni da Cermenate; ma invece ha una cotal sua grazia di raccontare, e una sì natia e talvolta soverchia sincerità , che non può leggersi senza piacere. Egli ci parla talvolta di se medesimo; e dice (ib. p. 328) che mentre Bologna ubbidiva a Giovanni Visconti , ei vi stette oltre tre anni al banco degli stipendiarj!; e aggiugne altrove che avea veduto egli stesso spendersi ogni mese in Bologna pel signor di Milano trentaduemila fiorini, e questi nondimeno non bastare per le spese