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TERZO 2^ come altrove abbi am detto, del venire che fece a quella corte il monaco Barlaamo, per apprendere sotto la direzione di lui la lingua greca. XXVH. La solitudine di Valchiusa fu quella in cui il Petrarca compose non solo una gran parte delle sue Rime , ma molte ancora delle sue Lettere così in versi come in prosa latina, e molte delle sue Egloghe. Ivi ancora negli anni seguenti egli scrisse i suoi libri della Vita solitaria e della Pace de’ Religiosi, come egli stesso a (Ter ma nella lettera poc’anzi citata. Ma ivi singolarmente, l’an 1339), ei diede principio al suo poema dell’Africa, che finì poscia più anni dopo. Un poema a quell1 età era una cosa sì rara, che dovea destare ammirazione verso F autore in chiunque udivane il nome; e lo stile in cui il Petrarca lo scrisse, benchè or ci sembri ben lungi dall’eleganza del secol d’Augusto, era però allora il più colto e il più sublime che dopo molti secoli si fosse veduto. Quindi appena ne corse la fama, mentre il Petrarca non aveane fatta che piccola parte, e appena furon vedute le altre latine poesie da lui composte, egli divenne l’oggetto dell’universal maraviglia, e per poco non fu creduto un uomo divino. Dionigi da Borgo s Sepolcro andato frattanto a Napoli fece conoscere al re Roberto il nome e l’opere del Petrarca; e questo gran principe, che di niuna cosa pregiavasi maggiormente che della protezione de’ dotti, gli scrisse una lettera in cui inviavagli l’epitafio da sè composto per Clemenza sua nipote reina di Francia, allor morta, come raccogliam dalla lettera eli e in risposta