Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/297

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TERZO 80I Visconti per distogliere F imperadore dal pensiero, che diceasi aver conceputo, di scendere armato in Italia, singolarmente contro i Visconti , fu da lui accolto, non altrimente che in Mantova, con sommo onore, e tornossene poco appresso a Milano , lieto di potere accertar Galeazzo, che F imperadore a tutt1 altro pensava che a cotal guerra; e non molto appresso ei ricevette un onorevole diploma imperiale in cui gli si dava il titolo di Conte palatino. Il Petrarca amava la solitudine; e perciò scelse una villa lungi tre miglia dalla città, preso alla terra di Garignano e alla Certosa ivi fondata da Giovanni Visconti. Ella diceasi Linterno, e il Petrarca solea talvolta scherzando chiamarla Inferno (ib. p. 447)• ^yì si ritirava egli spesso, e qual vita vi conducesse e qual fosse lo stato del suo animo a questo tempo, udiamolo da alcuni passi di due sue lettere scritte a Guido da Settimo, che si posson vedere riferite distesamente dall1 abate de Sade (ib.), poichè mancano nelle edizioni di Basilea. E io volentieri ne do qui un estratto , perchè esse ci danno una giustissima idea de’ costumi e delP indole di questo incomparabil uomo; e dopo esse non fa d’uopo che io mi trattenga a dirne più oltre: Il tenore della mia vita y dice egli, è sempre stato uniforme, dacchè col crescer degli anni si è in me estinto l’ardor giovanile , e quella funesta fiamma che sì lungo tempo mi ha divorato. Ma che dicìì io? Ella è anzi stata una celeste ruggiada che! l’ha smorzata. Non veggonsi forse ogni giorno de’ vecchi a gran disonore della umanità sepolti