Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/316

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820 LIBRO molto valore, debbono singolarmente aversi in gran pregio le moltissime lettere che di lui ci sono rimaste. Lo stile non è certamente il più elegante, ed esse sono spesso troppo diffuse, e sparse di sentimenti allo scrivere epistolare non troppo opportuni. Ma le infinite notizie di que’ tempi, che vi si trovano sparse per entro, e una certa più volte da noi osservata amabile sincerità con cui in esse parla il Petrarca, le rendono utili non meno che dilettevoli a leggersi* Così ne avessimo edizioni più corrette insieme e più compite! Ma quelle che ne abbiamo, son guaste da tali e sì gravi errori, che spesso non è possibile T intenderne il senso. E inoltre nelle biblioteche di Firenze, in quella del re di Francia e in altre si ha un grandissimo numero di lettere del Petrarca, che non han mai veduta la luce, di che veggansi 1’abate Mehus (Vita Ambr. camald. p. 240, ec.) e l’abate de Sade (Meni, pour la vie de Petr, t 1, préf. p. 69> ec.) (a). E io mi maraviglio che in un secolo, come è questo nostro, in cui tanto si è disotterrato di antichi monumenti, alcuni de’ quali non sarebbe stato gran danno che avessero continuato a dormir nella polvere fra cui giacevano, ninno abhia pensato a una intera ed esatta edizione delle lettere di questo grand’uomo che spargerebbe lume sì grande sulla storia del secolo xiv. (a) Delle Lettere inedite del Petrarca , che si conservano nella Laurenziana, ci ha date diligenti ed esatte notizie il ch. sig. canonico Bnndini (Cai. Cod. lai. Bibl. Laurent. t, 2, p. ^79, 624? ec* * 3 , p. 723» ec. , 737 , ec.).