Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/318

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822 LIBRO cominciano ad essermi meno molesti, o perchè sanno che ad altri studi or sono intento, o per rispetto alla mia età. Spesso, acciocchè non si avvezzino a darmi noia, rfò /oro un aperta negativa , nè mi lascio muovere da preghiere. Talvolta però, singolarmente quando conosco la povertà e la modestia di chi mi prega, la carità mi sforza a dar loro qualche soccorso col mio qualunque siasi ingegno, poichè ciò che a me non costa che assai breve fatica, reca talora ad essi non picciol vantaggio. E sonovi stati alcuni che essendomi venuti inanzi poveri ed ignudi y e avendo ottenuto ciò che bramavano, sono poi tornati messi ad abiti di seta, e ben arricchiti, ringraziarmi che per mio mezzo usciti fossero dallo stato di povertà. Ciò mi ha talvolta così commosso, che io avea proposto di non negar mai tal grazia a chiunque me la chiedesse, parendomi in tal maniera di far loro limosina; ma poscia, vinto dalla gran noja, ho cambiato pensiero. Così fin d’allora avveniva ciò che forse avviene anche al presente, che alcuni si abbelliscano delle altrui spoglie, e ottengan d’esser creduti valorosi poeti, finchè trovano chi sia lor liberale di buoni versi, e finchè non si scuopre la ricca fonte a cui essi bevono. E forse alcuni, i cui nomi sono inseriti nel Catalogo de’ poeti del secolo di cui scriviamo, perchè si son trovati de’ versi ad essi attribuiti, non hanno altro diritto ad esservi annoverati, che la liberalità del Petrarca, odi alcun altro de’ più chiari poeti di questa età. Ma noi, dopo aver parlato finor del Petrarca, passiamo ora a dire di quelli che, a lui uniti