Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/421

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tEMO 9^5 quale diligentemente ragiona de’ codici delle biblioteche fiorentine in cui tali opere si custodiscono. Alcune però delle opere in versi latini da Coluccio composte, e che veggonsi lodate assai dagli scrittori di que’ tempi, come un suo poema sulla guerra di Pirro mossa a’ Romani, e otto egloghe, più non si trovano (ib. p. 310). Egli avea ancora scritte le Vite di Dante, del Petrarca e del Boccaccio, e l’ab Mehus afferma (ib. p. 228) di averle lette e di averle con dispiacere vedute trasportate altrove. XXV. Nel tomo precedente di questa Storia, abbiam ricercato se nel secolo XIII potesse dirsi risorta in Italia la poesia teatrale, e abbiam veduto che, benchè sembri di vederne qualche vestigio, non si può nondimeno indicare componimento alcuno a cui convenga il titolo di teatrale. Non così in questo secolo in cui non troviam già esempio di poesia di tal genere in lingua italiana (perciocchè di una rappresentazione de’ Misterj della Vita di Cristo, fatta Fanno i3o4 Friuli (Script. rer. ital. vol. 24, p. 1209), deesi dire lo stesso che detto abbiamo di altri somiglianti spettacoli nel secolo precedente), ma sì ne abbiamo alcuni in lingua latina. E il primo che ne scrivesse, per (quanto io sappia, fu Albertino Mussato da noi mentovato in questo capo medesimo. Due tragedie ei compose che ancor ci rimangono, una intitolata Eccerinis dal famoso Ezzelino che ne è l’argomento, l’altra Achilleis de Achille. Si vede in esse che l’autore si sforza non infelicemente d’imitare lo stile di Seneca; ma un cattivo originale non potea fare che una più