Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/425

Da Wikisource.

TERZO 929 In sono Alberto della Pi agemina, Di che Firenze vera Donna fue ^ Che nel mille trecento trentadue Volgarizzai questa eccelsa Dottrina, Et per larghezza di grazia divina Ne chiosai due libri et piue% Anzi che morte coIV opere sue In carcere mi desse disciplina. E son contrito, e fra’ Romitani Nella Città di ‘Vi ne già seppellito. Onde gli venisse il suddetto cognome, si scuopre da un altro codice citato dal medesimo Mehus, che ha nel titolo: volgarizzato per Ser Alberto Notajo della.contrada detta Piagentina da Santa Croce detta de’ Frati Minori della Città di Firenze. Il Manni congettura che Alberto, oltre l’esser notaio, fosse ancor professore di belle lettere; e io sospetto che quell’Albertino da Piacenza, che dall’Alidosi (Dottori forest di Teol., ec. p. 2) si dice professor di gramatica in Bologna l’an 1315 , fosse appunto il nostro Alberto, da lui, con errore facile a commettersi, creduto piacentino. Più codici ancora si hanno in Firenze delle Eroidi d’Ovidio tradotte da un Alberto fiorentino, che il Manni pretende che fosse diverso da quello di cui ragioniamo} e l’opinione di lui è stata seguita dall’Argelati (Bibl. de’ Volgarizz. t 1, p. 169) e dal co. Mazzucchelli (Scritt ital t. 1, par. 1, p. 325). Ma a me non sembra che essi ne arrechin ragioni bastevoli a provarlo, e io inclino anzi al parere dell’ab. Mehus che attribuisce al medesimo Alberto amendue le versioni. E qui non è da ommettere che frequenti furono in questo secolo le traduzioni degli