Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/427

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TERZO 931 Filippo Villani. Bruno9 die1 egli (Vite d ili. Fior, p. 60) 7 figliuolo di Casino cimatore, di quell’arte maestro? industrioso uomo 7 se lo (amore, col (quale gli fui congiunto 7 non ni inganna, fu a ingegno eccelso, nè so se per natura o per arte più potente. Conciossiacosaché le sue gentili stelle Ì avessero a somma eloquenza inclinato; e i arte al bene della natura aveva aggiunto, che non solamente emulatore e imitatore deli arte, ma inventore et ordinatore di quella pareva. Fecelo la natura alla Rettorica accomodatissimo: i arte quello7 che la natura mancava , v aggiunse. Questi pubblicamente a Firenze insegnò Rettorica7 imitando le scuole degli antichi, nelle quali s9 usavano le declamazioni secondo la facoltà dello ingegno di ciascuno , acciocchè quindi per Vesercizio delV arte 7 che molto giova 7 gT ingegni diventassero acuti 7 e i moti e i gesti del corpo all Orazioni e alla materia appartenenti si apparassero. e i vizii degli erranti correnti nelle scuole andassero poi e ne’ consigli e nell altre adunanze pubbliche emendati. Questo uomo degno (d’essere compianto nella sua gioventù, da acerba morte prevenuto, le gran cose 7 che nella Rettorica avea cominciato, a chi venne dopo lui lasciò interrotte 7 lasciando solamente un libretto , il quale avea intitolato: Delle figure e modi del parlare; nel quale dimostrò 7 quanto nella Rettorica fosse valuto 7 se passato avesse i termini della giovanezza. Perì costui di pestilenza nell anno della grazia MCCCXLVIII a fatica avendo tocco il trentesimo anno. Di quest1 opera, clic qui viene attribuita a Bruno, non