Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/434

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9^8 LIBRO però non fu a Pietro fatale, poiché troviamo che l’anno i3-8 egli era in Bologna nel Consiglio de’ cinquecento (Ghirard. t. 2, p. 314)7 e nell’anno stesso il reggiani nominato professor di gramatica (ib. p. 359)). Il Boccaccio non cedeva punto al Petrarca nella stima che avea per Pietro; e una lettera ch’egli scrisse, mentre era in Padova, e che è stata pubblicata in parte dalf ab. Mehus (Vita Ambr. camald! p. 250), ci dà a vedere che la fama di Pietro era giunta fino in Toscana, e ne avea sparsa si grande opinione, che alcuni partiti erano da Firenze sol per conoscerlo di presenza: L’illustre tuo nome, gli scrive egli, che dapprima è stato racchiuso tra’ confini veneti e tra f Emilia, or, superati i gioghi dell A pennino, b fino a noi pervenuto, e si è reso celebre fra gli eruditi. Quindi alcuni giovani scolari sì ardentemente bramano di vederti e di udirti, che , abbandonata la patria , gli amici e i parenti, già si son posti, per quanto io odo, in viaggio per venire costà. Un di essi è Giovanni da Siena, che già da lungo tempo tenea presso noi scuola di gramatìca; che in quest* arte a mio parere è assai bene istruito, come tu stesso potrai conoscere. Egli è giovane modesto, piacevole , di egregi costumi, e sommamente inclinato allo studio della rettorie a c alla lettura de’ buoni autori; V altro b Angelo Priore della canonica dei SS. Michele e Jacopo di Certaldo... il quale siegue spontaneamente il suo maestro... Io non so ancora se verrò presto a Padova, ma se verrò, non mancherò al certo di rendetti