Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/460

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9^4 Licito alle Lettere del Petrarca. Io non so se tra essi si debba annoverar quel Giovanni fiorentino , di cui egli ragiona (Senil. l. 15 ep. 6), dicendo che conobbelo nei primi anni del suo soggiorno in Avignone, che era uomo per venerabil canizie, per integrità di costumi e per sapere degnissimo di rispetto, e che da lui era stato esortato a continuar con coraggio negl1 intrapresi studi, da’ quali ei sentiva quasi distogliersi da un cotal timore di non riuscirvi felicemente. Ma il Petrarca non gli dà il nome di segretario, ma quello sol di scrittore del papa; anzi aggiugnendo chetai sorta d’uomini eran comunemente laboriosi più che ingegnosi, pare che lo escluda dal numero dei primi. Il Petrarca, come abbiamo veduto, fu più volte e da più pontefici invitato a questo impiego. Ma egli era troppo amante della sua libertà per non ricusarlo, come fece costantemente. Ei fa menzione di un Francesco da Napoli (V. Além. pour la vie de Petr. t. 3, p. 501), che in vece sua fu da esso trascelto; del quale però non abbiamo alcun1 altra notizia. Poichè questi fu morto, gli fu dato a successore Zenobi da Strada, di cui abbiam parlato tra’ poeti latini, e clic è rammentalo anche da monsignor Buonamici. Egli ivi finì di vivere due anni appresso; e il Petrarca pressato di nuovo ad accettar quell1 impiego, di nuovo se ne sottrasse; e propose invece due suoi amici ad esso opportuni , Giovanni Boccaccio e Francesco Nelli priore de’ SS. Apostoli, da lui comunemente detto Simonide (ib. p. 586). Ma niun di essi lo ebbe, anche perchè Innocenzo VI morì prima