Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/465

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TERZO c/k) sù’sso. Io creilo certo, se non ni inganna l’amor che porto a questo principe, che tu ancora , giudice saggio qual sei,! l’avresti stimato il più magnifico di quanti ve n abbia. Veggasi inoltre la minuta descrizione, che ci ha tramandata il Fiamma (Script. rer. ital. vol. 11, p. 1005, 1010, ec.), delle grandiose e reali fabbriche innalzate dall’arcivescovo Giovanni e da Azzo Visconti} e quella, che Pietro Azzario ci ha lasciata (ib. vol 16, p. 4°2? <!C-) > de’ sontuosi edificii dal sopraddetto Galeazzo eretti in Milano; ed esse potran bastare a farci conoscere quali immensi tesori dovessero essi profondere in opere sì dispendiose. Ma Giangaleazzo Visconti, clic nell ampiezza del dominio superò tutti i suoi antenati, li superò non meno nella magnificenza degli edificj. E ne sia in pruova , per tacer di più altre , il Duomo di Milano, che, non ostante i difetti del suo disegno, sarà sempre considerato come una delle più ammirabili fabbriche che veggansi al mondo. L’eruditissimo e diligentissimo co. Giulini ha raccolte con singolare esattezza le memorie , finora per lo più sconosciute, intorno alla prima origine di esso, agli architetti che vi furono adoperati, alle contese che insorsero intorno al disegno, e ci ha data una compita storia di questa fabbrica maravigliosa (l.cit.p. \\i7?ec., 584, ec> 598, ec.) dal 1386, in cui fu cominciata, fino al i3y7 (a). La comune opinione si (a) La morte da cui fu troppo presto rapito questo valoroso scrittore, non gli ha permesso d: in noi trarsi molto più avanti in questa grand’opera. Alcune altre