Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/83

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SECONDO 587 strepitose imprese di Rienzi si lasciò trasportare ad encomiarlo con altissime lodi (V. Meni, pour la vie de Petr. t 2, p. 335); benchè poscia conoscendone la follia , per poco non si vergognasse di essersi troppo facilmente lasciato abbagliare. Or dello studio, con cui Cola si era rivolto a ricercare e a spiegare i monumenti antichi di Roma, ne abbiamo una pruova nell* antico e contemporaneo scrittore della Vita di quest’eroe da romanzo, che è stata più volte data alle stampe e più recentemente dal chiarissimo Muratori (Antiq. Ital. t. 3 , p. 3i)j)), perciocché il suddetto autore ci narra che Cola erasi continuamente occupato nella lettura de’ buoni e antichi scrittori; che andava ogni giorno esaminando i monumenti scolpiti, che si vedevano in Roma, e che era il solo che sapesse leggere e spiegare le sovrapposte iscrizioni, e le figure onde erano ornate. Ma udiamo le stesse parole di questo scrittore nel suo proprio rozzo e volgar dialetto: Fo da soa joventutine nutricato de latte de Eloquentia, bono Gramatico, migliore Rettorico, Autorista bravo. Deh como e quanto era veloce leitore! Moito usava Tito Livio , Seneca , e Tullio , e Balerio Massimo: moito li dilettava le magnificentie de Julio Cesare raccontare. Tutto lo die se speculava negl intagli de marmo, li quali jaccio intorno a Roma. Non era aitri che esso , che sapesse lejere li antichi pataffi. Tutte scritture antiche volgarizzava; queste fiure de marmo justamente interpretava. I\. L’unico frutto però, che Cola trasse da tali studj, fu un disperato fanatismo, per cuij