Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/109

Da Wikisource.

purno )3 e da Eugenio IV in diverse occasioni fu destinato, finchè venuto quegli a morte nel 1443 Tommaso dal pontefice Eugenio fu fatto canonico di Bologna (se pur non avea egli ricevuto un tal beneficio dal medesimo cardinale) suddiacono della sede apostolica e priore di S. Firmino in Montpellier. Era si* egli frattanto congiunto in amicizia co’ più dotti uomini di quel tempo. Ambrogio Camaldolese ne fa spesso onorevol menzione, come d’uomo diligentissimo nel ricercare de’ codici antichi (l. 8, ep. 11 , 27 , 36, 41 , 52, ec.)j e tale in fatti ei si mostra in una sua lettera a Niccolò Niccoli, pubblicata fra quelle del medesimo Ambrogio (l. 25, ep. 3). In essa, dopo aver detto di se medesimo con somma modestia, ch’egli è un di loro che volendo esser creduti dotti, conoscono che altro mezzo loro non ne rimane che quel di tacere, per non iscoprire la propria ignoranza, e che perciò ei non ha molte volte risposto agli amici che aveangli scritto , viene ad annoverare parecchi bei codici da lui veduti: un Gregorio Nazianzeno avuto dall’Aurispa, un antichissimo Lattanzio, un codice avuto dalla Certosa di Francia, che conteneva alcune Omelie di S. Basilio, la spiegazione del Simbolo di Rufino, dodici Epistole di S. Ignazio, e una di S. Policarpo, e un altro codice che di colà attendeva, dell1 opera di S. Ireneo contro le Eresie, un Cornelio Celso trovato in Milano nella chiesa di S. Ambrogio, un codice delle antiche Decretali da lui trovato nella chiesa di Lodi, e più altri. Con lui ancora ebbe commercio di lettere Francisco Eilelfo, mentre