Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/148

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l3a LIBRO suoi sudditi potesse studiare, o prender la laurea in altre università, fuorchè in quella, sotto pena di (600 fiorini d’oro , che si dovessero pagar da’ padri pe’ lor figliuoli (V. Poggiali Mem. di Piac. t. 8, p. 155,- Giulini Continuaz. delle Mem. mil par. 3 , p. 327). Di questa università parla ancora il poeta Antonio dJ Asti ne’ suoi versi pubblicati dal Muratori, e dice (ib. vol. 14, p- 1012, ec.) ch’egli fu colà mandato da suo padre nel 1429 a istanza di un Carmelitano suo parente; che vi studiò la logica, e dopo un anno prese ancora ad insegnarla; che al medesimo tempo coltivò le lettere umane, udendo Lorenzo Valla e Maffeo Vegio , che ne erano professori; e che un cittadino pavese sel prese in casa, perchè istruisse nelle lettere un suo figliuolo. Aggiugne poscia che la peste costrinse, l'anno 1431 , tutti gli scolari e i professori a cercare altrove ricovero. Tanta etenim dicta generata est pestis in urbe, L’t proctil lune cives fecerit ire suos; Gymnasiique omnes Doctores atque Scholares, Et me compulerit mox celerare fugam. Dove si rifugiasse allora l’università di Pavia, e quando tornasse alf antica sua sede , io nol posso indicare per mancanza di documenti. « Solamente veggiamo nel citato Elenco, che a’ 12 di ottobre del 1 43o fu ordinato che si sospendesse il riaprimento dell’università a cagion della peste; a che a’' 31 del mese stesso, e a’ 5 di novembre si propose di trovar luogo opportuno e sicuro, in cui gli scolari potessero ritirarsi, e che progettossi di mandarli o a Voghera o a Valenza (p. 28). Non raccogliesi qual