Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/149

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PRIMO I33 partito poi si prendesse ». Ma è verisimile che assai breve fosse quel qualunque nuovo sogv giomo. A questa università accorrevano comunemente i sudditi de’ Visconti, singolarmente delle città di Lombardia, e i Milanesi medesimi, benchè in Milano ancora fossero molto celebri professori, singolarmente di belle lettere, de’ quali diremo a suo luogo. Ma quando fanno morto il duca Filippo Maria, vollero i Milanesi tornare all’antico stato di repubblica libera, Pavia ricusò di esser soggetta, nè potean perciò i Milanesi recarsi senza pericolo a quelle scuole. Presero essi allora una risoluzione degna veramente di magnanimi cittadini amanti della loro patria. Nel tempo stesso eli’ essi erano circondati per ogni parte da potenti nemici, e costretti a combattere or contro gli uni, or contro gli altri, a gran pena si sostenevano, eressero in Milano una tale università , che la più solenne non si sarebbe potuta aprire ne’ più lieti tempi d’opulenza e di pace. Abbiamo ancora il Catalogo de’ Professori di tutte le scienze, che perciò furon condotti fanno 14jd, clf è stalo pubblicato da Giovanni Sitone di Scozia in una lettera aggiunta alla Storia de’ Medici milanesi del dottor Bartolommeo Corte (p. 281, ec.), e ivi ancora si vede espresso lo stipendio a ciascuno assegnato, e ve ne ha alcuni di 200 e di 300 fiorini. È veri si mi le però, che poichè il conte Francesco Sforza fu acclamato l'anno i |5o duca di Milano, questa nuova università cessasse, e si tornasse da’ Milanesi a Pavia, rimanendo solo in Milano quelle scuole che prima ancora vi erano.