Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/171

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PRIMO 155 cioè a’ 13 di novembre, e con cui i Platonici per lungo tempo festeggiavano quel giorno medesimo , Lorenzo volle che cotai conviti si rinnovassero. Due di essi ne descrive il Ficino nelle sue opere (Prolog, ad Conviv. Platon. l. 1, ep ad Jac. Bracciolin.), uno fatto nella sua villa di Careggi dallo stesso Lorenzo, l’altro in Firenze da Francesco Bandini, nei quali alle laute vivande si Congiungeano le dispute erudite su alcuni punti della platonica filosofia, e a sorte si distribuivano tra gli Accademici alcuni tratti dell1 opere di Platone, che doveansi da essi illustrar ragionando. Così duraron le cose fino alla morte di Lorenzo de’ Medici. Poscia il principal protettore dell’Accademia fu Bernardo Rucellai celebre storico, di cui diremo a suo luogo, il quale raccolse l’Accademia in sua casa, e aprì ad essa i suoi orti, in cui gli Accademici soleano radunarsi, come pruova il ch. canonico Bandini, che assai eru ditamente ha rischiarato questo argomento (Specimen Litterat Florent t. 2 , p. 55, ec.). Ma delle avverse vicende che nel secolo susseguente l’Accademia sostenne , sarà d' altro tempo il parlare. Qui avvertirem solamente che questa platonica radunanza recò gran giovamento alle lettere, non già per aver rinnovate le opinioni di quegli antichi filosofi, che per lo più non sono che sogni, nè molto meno per le puerili superstizioni a cui molti degli Accademici si abbandonarono, come vedremo nel trattar de’ filosofi di questa età , ma perchè per opera loro si ebber tradotte in latino, e si divolgarono per ogni parte le opere di Platone e degli