Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/172

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l56 LIBRO antichi filosofi greci (di lui seguaci, le quali, fuori delle opinioni in ciò che appartiene alle scienze naturali, contengon massime e lumi giovevoli assai, e delle quali infatti hanno usato non poco molti ancora tra’ moderni scrittori.

XXII. Verso il tempo medesimo un’altra adunanza non men illustre d’uomini dotti raccolse in sua casa il celebre Cardinal Bessarione in Roma. Di quest* uomo dottissimo che, benchè greco di nascita , dee nondimeno rimaner immortale ne’ fasti dell1 italiana letteratura, parleremo più stesamente, ove esporrem la vicende delle filosofia in questo secolo. Qui basterà riferire ciò che spetta all1 accademia da lui formata. Nè io posso darne più giusta idea, che col recare tradotto nella volgar nostra lingua ciò che ne dice il Platina nell1 orazion panegirica al medesimo cardinale, che abbiamo tra le sue opere. Frequentavano allora, die’ egli parlando del Bessarione, poichè fu fatto cardinale da Eugenio IV, dopo il concilio di Firenze, i più dotti uomini di tutta la curia la casa del cardinale, che piena era di religione e di bontà e di cortesia, piena d ingegni greci non men che latini. E mentre essi disputavan tra loro, e or approvavano, or riprendevano, come è costume, qualche cosa spettante alla lingua latina, udivali con sì grande attenzione , che per l'acutezza del suo ingegno in certa maniera divenivane l'arbitro. Co quali mezzi, e con quella singolar diligenza in cui supera tutti, ottenne in breve, che quanto avea dapprima appreso in genere di scienza in lingua greca, potè ancora esporre e ragionando