Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/433

Da Wikisource.

SECONDO 417 di Firenze , c scelto in questo secondo a disputare co’ Greci, con quanta forza e con quanto plauso il facesse , provasi dai sopraddetti scrittori colla testimonianza di Giuseppe Greco vescovo di Metona, che scrisse la Storia di quel concilio. Io aggiugnerò, riguardo al concilio di Basilea, quella di Ambrogio camaldolese, il quale scrivendo dello stesso concilio ad Eugenio IV, e parlando di lui e di Giovanni da Torquemada, gli dice duo inviata propugna.cula insipientibus conatibus objecta (l. i , cp. 15)j e in altra lettera a Cristoforo da S. Marcello, scrive (l.3, ep. 44) sì grandi essere i loro meriti verso la Chiesa , che non possono abbastanza spiegarsi. Le dispute da lui sostenute contro de’ Greci si leggono nelle Raccolte de’ Concilj; e i suddetti PP. Quetif ed Echard rammentano ancora altre opere da lui composte, e aggiungono che non han trovata notizia, fin quando egli vivesse. Il secondo de’ teologi domenicani scelto non a disputare pubblicamente, ma a conferire amichevolmente co’ Greci intorno al modo di stabilire l’unione delle due Chiese, come pruovano i due citati scrittori , fu Bartolommeo Lapacci, detto da altri Rambertino, nato in Firenze nel 1399) (Script. Ord. Praed. t. 1, p. 834). Il saggio ch’ei diede della sua dottrina in quella grande assemblea, gli meritò da Eugenio IV la carica di maestro del sacro palazzo, e poscia il vescovado di Corone nella Morea nel 1445 Resse egli per qualche tempo la chiesa a lui confidata, finchè caduta quella provincia in man de’ Turchi, tornossene in Italia, e visse il rimanente della Tikaboscui, Voi. VII. 27